giovedì 7 gennaio 2010

Ryanair chiude oltre 20 rotte per l'Italia per una questione di tasse

Tutto nasce quando una deputata del PdL, secondo quanto si racconta, aveva chiesto di essere imbarcata su un aereo della compagnia irlandese conla sua tessera da parlamentare. Visto il rifiuto di Ryanair, Gabriella Giammanco avrebbe sollecitato l’intervento dell’Enac di Vito Riggio, da dove avrebbero confermato le ragioni e i regolamenti italiani – che prevedono l’identificazione per i voli nazionali sempre possibile anche con documenti diversi dalla carta d’identità e il passaporto – come del resto il Tar, presso il quale gli irlandesi hanno promosso il ricorso. Da qui, la decisione di chiudere oltre 20 rotte italiane della low cost per eccellenza facendo l’ultimo favore sotto banco a quei furbetti dell’aeroplanino che guidano oggi la Nuova Alitalia.

La storia, così come usciva raccontata dalle fonti irlandesi, non ce la racconta giusta. Un poco perché le smentite dei giornali sono arrivate, anche se in ritardo. Un poco perché ad occhio sembrava proprio un’impuntatura da parte di Ryanair per far parlare di se. In oltre cambiare un sistema di identificazione utilizzando quello che viene usato per le rotte internazionali non sembrava costituire uno sforzo insostenibile per le casse di chi nel nel 2010 si apprestava ad essere il primo operatore nostrano.

La realtà è più complessa di come ce la raccontano. E potrebbe essere invece collegata a questioni fiscali. L’Agenzia delle entrate sta indagando su Ryanair, proprio a proposito delle rotte nazionali. Sembrerebbe che la compagnia non paghi le tasse per il suo business sul territorio italiano, preferendo utilizzare il regime irlandese, molto più vantaggioso. Dunque un diversivo e uno scarico di responsabilità in previsione dell’eventuale contestazione del Fisco e delle multe in arrivo. Insomma, sembrano evidenti le responsabilità.

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1 commento:

  1. tutti furbi pagare le tasse non piace a nessuno

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