mercoledì 7 aprile 2010

Un passo indietro in cerca di assonanze

Tiberio Sempronio Gracco era di origine plebea un uomo che fece onore alla sua attività politica al Senato nell’antica Roma Repubblicana. Eletto questore dovette partire per la guerra contro un antica roccaforte celtiberica (Numanzia). L'esito della guerra fu disastroso e una volta messi in fuga i romani lui accettò di trattare con il Nemico e 20.000 vite furono risparmiate al massacro. Tornato a Roma fu accusato e biasimato dai senatori per il suo gesto che portò Roma a patteggiare la pace non da vincitrice ma da vinta. La sua prima vera iniziativa fu quella di compilare una legge, la lex agraria, per la redistribuzione delle terre del suolo italico, usurpate dai ricchi ai più poveri e offerte ai forestieri per la lavorazione. La legge limitava l'occupazione delle terre dello stato e riassegnava quelle eccedenti ai contadini in rovina. Il provvedimento era sostenuto dal popolo anche attraverso scritte sui maggiori monumenti e sulle pareti dei portici di Roma. fu ricusata sdegnosamente dai ricchi che tentarono inutilmente di incitare una rivolta contro Tiberio. I possidenti si appoggiarono allora ad un altro tribuno della plebe, il giovane Marco Ottavio, che accettò di porre il veto alla legge agraria. Tiberio in risposta al veto scrisse una legge ancora più restrittiva per i possidenti terrieri e iniziò così una sfida tra i due tribuni che quotidianamente si cimentavano in Senato in dure sfide oratorie. Con un nuovo editto proibì ai magistrati di intraprendere affari sino alla votazione della legge e questi come risposta si dimisero dalle loro cariche. Il giorno nel quale il popolo fu chiamato a votare i nemici di Tiberio asportarono le urne creando gran tumulto, ma lo scontro fu evitato anche grazie alla mediazione dei consolari Manlio e Fulvio che lo convinsero a rimettersi al senato. La discussione in assemblea fu però infruttuosa e così Tiberio fu costretto a proporre la destituzione di Ottavio che il giorno dopo fu approvata dal concilio della plebe portando così anche all'approvazione della legge; ma il clima era sempre infuocato e nonostante i gesti distensivi di Tiberio nei confronti dell'avversario, Ottavio fu a fatica sottratto dalle grinfie della folla inferocita. Intanto l'opposizione dei più ricchi si faceva sempre più estenuante e andava dal rifiuto di costruire un edificio pubblico preposto alla causa della legge agraria fino all'avvelenamento di un amico di Tiberio. Alla sua morte il re di Pergamo (133 a.C.) lasciò in eredità le sue terre e le sue ricchezze al popolo romano. Tiberio propose che il suo patrimonio fosse destinato all'acquisto di sementi e attrezzi agricoli per i nuovi proprietari e che le nuove terre fossero anch'esse divise tra la plebe. Il giorno della votazione non disponeva però della maggioranza ed i suoi alleati fecero ostruzionismo fino al rinvio dell'assemblea al giorno dopo: Tiberio temeva possibili attentati alla sua persona e il popolo si offrì di sorvegliare la sua casa durante la notte. La mattina seguente al Campidoglio, dove era radunato il popolo per votare Tiberio fu informato che i suoi nemici avevano un piano per uccidere il console Muzio Scevola e negli sviluppi dell'assemblea cominciò a diffondersi il panico, con i sostenitori di Tiberio che impugnarono le lance come per difendersi. Ne seguì una carneficina nella quale persero la vita oltre trecento cittadini romani e tra loro lo stesso Tiberio, ucciso a bastonate. Il suo cadavere fu gettato nel Tevere e i suoi amici condannati a morte o esiliati senza processo.

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2 commenti:

  1. la storia si ripete ma gli eventi saranno diversi.

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  2. questo è stato un grande non da poco.

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